ARCH.RODOLFO D’URSO nato a Salerno nel 1976, laureato in architettura all’Università degli studi di Napoli ” “Federico II” con una tesi “FONTI ARCHIVISTICHE PER LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO DI EBOLI-PERIZIE DEL TRIBUNALE CIVILE DI SALERNO 1823-1905”- Relatore Prof. Arch. Leonardo Di Mauro.
QUADRO DELLA SITUAZIONE URBANISTICA DI EBOLI NEL XIX SECOLO.
La città di Eboli, nel XIX secolo, conservava quasi del tutto intatta una struttura urbanistica di matrice medievale ancora oggi facilmente riconoscibile: una struttura architettonica pienamente funzionale ad una società di contadini, allevatori e artigiani. L’impianto urbano a cono rovescio, era strutturato in forme concentriche e degradanti chiuse tra le due difese naturali ad Est ed Ovest, i valloni del Tufara e del Tiranna e le basse mura a sud con la porta Santa Caterina.
Prima dell’Unità d’Italia, gli interventi si limitarono al miglioramento della viabilità, dell’arredo urbano e del risanamento igienico, ma è solo all’indomani dell’unità d’Italia che l’architetto Gaetano Genovese, ebolitano di nascita e professore di architettura all’Accademia Napoletana dal 1825, presenta il primo “PIANO DI AMPLIAMENTO E DI RISANAMENTO DELLA CITTA”, nella cui area il neonato Regno d’Italia, aveva localizzato un punto cruciale del suo costituendo sistema di infrastrutture, costruendo ponti sul Sele e realizzando la rete ferroviaria che condurrà verso la Calabria e la Basilicata.
Tutti elementi significativi di dinamicità colti efficientemente dal Genovese che proietta la città verso queste infrastrutture lungo due direttrici principali: il Viale Principe di Piemonte, oggi Viale Amendola ad Ovest e la Via della Madonna delle Grazie ad est, oggi Via Matteotti. L’amministrazione comunale dell’epoca non attuò il piano Genovese che tuttavia traccerà le linee guida entro cui si muoveranno i successivi piani.
Tra i piani successivi al Genovese, quello dell’Arch. Francesco Poalo D’Urso, che realizza la Piazza dei Leoni, oggi Piazza della Repubblica e sistemando a Viale Pubblico, con alberature e panchine, lo stradone sterrato che attraversava gli Orti Comunali dalla piazza fino alla strada delle Calabrie.
Nel 1885 è approvato un nuovo Piano Regolatore elaborato dall’Ing. Giambarba che rivolgeva un occhio particolare al centro antico, rammagliando gli antichi insediamenti orientali del Borgo, Santa Croce e Sant’Antonio.
Nel 1890 si riprende il programma di espansione urbana, commissionando un nuovo piano all’Arch. Diego Genovese, figlio di Gaetano, riprendendo lo schema delle maglie reticolari ancora oggi individuabili nella planimetria cittadina.
PIANO GENOVESE
PIANO GIAMBARBA